Se c’è una cosa che tedeschi, spagnoli, francesi, ma soprattutto inglesi hanno capito alla perfezione, è che per vendere bene il proprio prodotto (i diritti TV dei rispettivi campionati) serve una promozione adeguata.
E così, se in Germania facevano leva sul torneo dei campioni del mondo, gli spagnoli sul sempiterno duello tra Real Madrid e Barcellona, gli inglesi sull'essere la patria del football e i cugini d'oltralpe sui campioni del Paris St. Germain, il nostro Paese, dopo la scorpacciata di vittorie e interesse fatta registrare nell’ultimo ventennio del secolo scorso, si è un po’ adagiato sugli allori, perdendo via via sempre più competitività e appeal.
Seppur l’Italia del pallone sembra aver intrapreso la strada della rinascita (soprattutto grazie ai buoni risultati internazionali della Juventus e, nell’ultima annata, della Roma), molto rimane ancora da fare nel campo del puro marketing, nel trovare la giusta chiave per vendere in maniera corposa il prodotto all’estero e incassare più soldi da girare alla Federazione, alla Lega ed alle società.
Una tra le prime innovazioni da apportare al sistema sarebbe, a mio modo di vedere, relativa al secondo torneo italiano per importanza, la Coppa Italia.
Limitata con la formula attuale a poche partite interessanti e di richiamo per il grande pubblico (soprattutto straniero), la coppa nazionale avrebbe bisogno di un deciso restauro, che le regali maggior richiamo e interesse.
Potrebbe essere utile partire dalla modifica del nome, ribattezzando la semplice dicitura Coppa Italia in un più internazionale Italian Champions Cup (o nome altisonante della stessa stregua); in secondo luogo ovviamente la formula, che potrebbe rispecchiare grossomodo quella della Champions League:
32 squadre divise in 8 gironi da quattro.
Nella prima fascia le prime otto squadre della Serie A;
nella seconda fascia le squadre dalla nona alla sedicesima;
nella terza la diciassettesima classificata, le tre retrocesse dalla Serie A alla Serie B, le tre neopromosse dalla cadetteria e la finalista dei play-off;
nella quarta troverebbero posto le squadre di Serie B semifinaliste dei play-off, le due eliminate nel turno precedente, le tre vincitrici dei gironi di Lega Pro, e la squadra vincitrice della Serie D.
Le formazioni della prima e della seconda fascia si affrontano in campo neutro nel mese di Agosto, possibilmente nei pressi di località di villeggiatura con stadio adeguato (ad esempio Rimini, Cesena, Pescara, Lecce ecc…), mentre le altre due partite si disputano sempre in casa della squadra di fascia inferiore.
Al termine dei tre incontri, le prime due classificate passano agli ottavi di finale, da disputare in partite di andata e ritorno, poi quarti, semifinale, e finale, annunciata come la partita dell'anno, da disputare possibilmente all’estero (magari in Inghilterra o Spagna, in modo da portare in casa loro il nostro prodotto).
Le sfide totali sarebbero, per chi arriva in fondo, 10 (contro le 5 disputate ora dalle finaliste), impegni che si potrebbero recuperare riducendo magari a 18 squadre il campionato di Serie A. Per la vincente previsto, qualora le regole internazionali lo permettano, l’accesso alla Champions League, mentre la Supercoppa italiana, dalla stagione successiva, verrebbe disputata tra le prime due della Serie A e vincente e finalista della nuova Coppa Italia, in semifinali incrociate.
E voi cosa ne dite? Vi divertirebbe, ad esempio, un girone tra Juventus, Torino, Parma e Livorno, con un infuocatissimo derby giocato a ferragosto in quel di Venezia? Pensate, come me, che sarebbe una riforma epocale, e un nuovo lustro per la coppa nazionale, o ritenete il tutto non fattibile?
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