<a href="https://pixabay.com/it/pareggiatore-panorama-scenico-1763571/" rel="noopener">Immagine CC0 creative commons</a>

Ho corso da sempre, iniziando, più o meno seriamente, dall'età di 12 anni, partecipando a tantissime gare podistiche domenicali, dapprima nelle distanze di 2-3 km, per poi passare in età adulta a lunghezze comprese tra i 10 e i 21 km.

Negli anni 80 ci fu l'esplosione di un vero e proprio fenomeno, la maratona, sto parlando della canonica distanza di km 42,195, grazie alle vittorie alla Maratona di New York di Orlando Pizzolato e alla medaglia d'Oro Olimpica conquistata da Gelindo Bordin a Seul nel 1988, per cui ci fu una diffusione e una maggiore pratica di questa distanza da parte dei runners italiani.

Non feci eccezione a questa nuova tendenza, e nel decisi di partecipare alla Maratona di Carpi, che si teneva proprio in questo periodo, a metà ottobre.

La preparazione non fu proprio curata al 100%, non ho mai digerito i lunghi allenamenti, ma un paio di uscite sopra i 30 km le feci, contando anche sul fatto della mia freschezza atletica e giovane età.

E si arrivò al fatidico giorno, partii in direzione della cittadina emiliana di buon'ora, trovando i classici banchi di nebbia subito dopo Bologna, che mi accompagnarono fino a destinazione.

Riscaldamento particolarmente curato, poi ingresso nel box di partenza fino allo sparo, che accolsi come una liberazione, in quanto la tensione interna era palpabile, non c'erano ancora i satellitari ma ero uno dei pochi che indossava già un cardiofrequenzimetro, che visualizzò un picco di 145 battiti poco prima dell'istante della partenza.

I primi km scorsero veloci, correvo felicemente sulle ali dell'entusiasmo, il passaggio alla mezza maratona fu di 1h e 38 minuti, poi o meno quello che mi ero prefissato di fare, fino al 30 km tutto bene, ma proprio in concomitanza del ristoro posto a questo fatidico km (i ristori, da norme FIDAL, in una maratona ufficiale sono posizionati ogni 5 km) incominciai a sentire qualche dolorino alle articolazioni, che dopo un paio di km mi costrinsero a camminare, alternando momenti di corsa ad altri di camminata veloce.

Il 35 km lo raggiunsi abbastanza comodamente, in quanto il dolore era gestibile, ma il bello doveva ancora venire, perché al 38 km successe una cosa che non potevo assolutamente calcolare....

Una crisi di fame vera e propria, il fortissimo desiderio di mangiare qualcosa di solido, che al 35 km non era presente ma che non avevo neanche sentito il bisogno, un senso infinito e profondissimo, un vero buco nello stomaco, mi sembrava di avere una voragine senza fine che stava succhiando tutte le energie, non riuscivo più a correre, essendo diventata un'operazione troppo dispendiosa, per cui il 38 e il 39 km furono percorsi interamente al passo di camminata, con tempi che ricordo ancora, 9' e 36" e 9' e 29", quasi in fotocopia uno dell'altro.

Pregai affinché all'ultimo ristoro, posto in corrispondenza del 40° km, ci fosse qualcosa di solido da mettere sotto i denti, e probabilmente qualcuno da lassù ascoltò le mie suppliche, perché proprio all'inizio della lunga fila dei tavolini di ristoro c'erano dei biscotti secchi al cacao, ne afferrai 5, accompagnati da un bicchiere di thè tiepido, e li masticai avidamente, come se non avessi mai mangiato in vita mia.

Miracolo della mente, in quanto come incominciai a sentire il cibo percorrere il tubo digerente il livello della benzina del mio corpo improvvisamente si alzò, e terminato di inghiottire l'ultimo biscotto ripartii di slancio con una bella corsa di almeno 200 metri, per poi continuare ad alternare camminata e corsa, ma con risultati sorprendenti, in quanto percorsi il 41° km in 5' e 17" e il 42° km addirittura in 4' e 34", e quando vidi il rettilineo di arrivo, magicamente coperto da un tappeto a grandi scacchi rosso e grigi, fu l'apoteosi.

Come le migliori Formula 1, montai il motore da qualifica, e sparai una di quelle volate impressionanti, con una velocità degna di un buon mezzo-fondista, non sembrava proprio che avessi percorso 42 km, ma la gioia e la soddisfazione di aver portato a termine la mia piccola/grande impresa era davvero tanta, e le forze si centuplicarono dentro di me, al punto che sembrava quasi che non toccassi terra.

Il tempo finale di percorrenza di quella maratona fu di poco superiore alle 3 ore e mezza, ma importava fino a un certo punto, ero contento e fiero di averla terminata tutto sommato in condizioni decenti, conserverò per sempre questo dolce ricordo di questo debutto sportivo.

Con questo mio post intendo partecipare al Concorso per il miglior autore italiano di Ottobre, segnalo che non riesco a inserire questo link nel post di presentazione del concorso.