E' solo calcio d'Agosto, si dirà... Ed in effetti è così. La Juventus chiude con una sconfitta la sua avventura americana nella particolarissima International Champions Cup, l'unico torneo al mondo che premia la squadra prima in classifica (su 18) dopo solo 3 incontri.

Al di là della stranezza tutta americana sul format del torneo, la squadra di Massimiliano Allegri, forse anche scombussolata dai continui viaggi che l'hanno condotta su e giù per gli Stati Uniti, è parsa in calando nella sfida più prestigiosa di tra quelle sostenute in terra d'oltreoceano.

Partita discretamente e quasi subito in gol, l'autonomia del motore bianconero è sembrata andare letteralmente in crisi di fronte alle sgroppate dei ragazzini terribili del Real Madrid, condizione che nella ripresa ha esaltato soprattutto la classe e la freschezza di Asensio, schierato come falso nueve da Lopetegui e sempre più predestinato a ricoprire un ruolo importante tra le merengues del post Cristiano Ronaldo.

I big superstiti a disposizione di Allegri (ad eccezione di Joao Cancelo, di gran lunga il migliore), su tutti Pjanic e Bernardeschi, hanno faticato ad entrare in condizione  lasciando spesso le luci del palcoscenico ai ragazzi aggregati per la tournée, tra i quali si sono messi particolarmente in evidenza Favilli, prossimo promesso sposo del Genoa, Clemenza, destinato al Palermo o alla under 23 bianconera, e il giovanissimo Nicolò Fagioli, classe 2001 e movimenti grintosi uniti a rapidità di pensiero che ricordano Edgar Davids.

Al di là della sconfitta sul campo, indicativa solo fino ad un certo punto visto anche il largo rimaneggiamento con il quale le due compagini si sono affrontate, agli spettatori più attenti non possono non essere saltate all'occhio le indicazioni piuttosto evidenti piovute da bordo campo.

Se da una parte, con la partecipazione a questi eventi in terra straniera, la Juventus punta a conquistare terreni ancora piuttosto inesplorati a livello di merchandising (indicativo e particolarmente azzeccato l'hashtag ideato dalla società #contajus), dall'altra è impossibile non rendersi conto di come i top club europei siano ancora avanti anni luce in questo campo.

Distinguere tra il  bianco dei simpatizzanti merengues e il bianconero degli juventini non sempre poteva risultare immediato, ma ad uno sguardo attento per ogni dieci magliette indossate dai sostenitori della squadra spagnola, se ne poteva scorgere una dei campioni d'Italia.

I tabelloni pubblicitari elettronici a bordo campo poi, hanno mostrato più volte nel primo tempo la pubblicità con il  logo della Liga spagnola (persino in una versione dedicata al mercato americano (Liga/Us)), tanto da regalare a tratti l'illusione che ci si trovasse al Santiago Bernabeu piuttosto che al FedexField, tana dei Washington Redskins.

Perché la Serie A, forte anche della pubblicità derivata dall'arrivo di Cristiano Ronaldo, non ne ha approfittato per stare al passo e farsi pubblicità in terra americana, nella sfida tra le due società più rappresentative, lasciando campo libero agli spagnoli? 

Senza idee promozionali, CR7 e i probabili altri arrivi eccellenti (Modric? Pogba? Marcelo?) potrebbero non bastare da soli al campionato italiano per riacquistare la popolarità perduta alla fine del secolo scorso; speriamo che l'anno prossimo si impari la lezione, provando a promuovere il brand in maniera ottimale per provare a colmare definitivamente il gap che ci divide dai principali campionati.